Una decina di dispersi a largo della Libia e un cadavere sulle coste di Lampedusa. L’odissea per quei corpi che decidono di entrare nella Fortezza Europa sembra non cambiare. Chi riesce a sbarcare deve fare i conti con l’ordine italiano, e in definitiva con quello europeo. Il 14 maggio qualche recluso del CIE di Bologna riesce a far uscire la notizia di un pestaggio da parte delle guardie. Denti che saltano. La stessa voce che narra porta nel balbettio la crudeltà di ciò che ha visto. Al CIE di Modena intanto vengono trovate lenzuola e seghetti preparati in un condotto d’aria. E mentre si contano 50 nuovi arrivi – e incremento relativo di proteste – al lager di Gradisca d’Isonzo, in quello di Torino salgono sul tetto 5 reclusi per protesta (tutt’ora sul tetto, per quanto ne sappiamo). Ogni tanto una notizia buona: a Trapani Milo (il lager nella foto) sembrano essere circa una sessantina i reclusi che in una fuga son riusciti a riprendersi la libertà, per quanto questa possa essere considerata tale.

Questo il panorama dei senza-documento. I non tesserati. Per i tesserati invece ci limitiamo qui a fare un aggiornamento degli arresti NO TAV di febbraio (per gli scontri del 26 gennaio) e delle 89 persone a rischio di processo per l’occupazione dei primi tre binari della stazione di Bologna, avvenuto in quello stesso periodo, ma intanto continuano le operazioni di indagine e di arresto ai danni di manifestanti sparsi tra cortei, presidi e malcontenti collettivi.

Una domanda sale spontanea in questo panorama: chi si sta ingabbiando?

Anche se sotto sotto rimane la domanda-madre: ma.. ingabbiando!?

 

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