Il carcere delle Vallette di Torino è stato costruito all’inizio della tangenziale del capoluogo, nei pressi di un termovalorizzatore e di una casa di cura per l’igiene mentale.
Un passaggio sopraelevato si immette nella strada che sale dritta per la Val Susa.
Da quelle parti coltivazioni, capannoni e puttane. Di giorno, capita di vedere le macchine della polizia penitenziaria circolare per quelle strade.
A guardarle dal finestrino, le guardie, assomigliano a uno qualunque dei cittadini della città. Con le loro occupazioni e le gatte da pelare d’ogni settimana.
Tutti in attesa della fine del turno per dedicarsi al tempo libero. In coda al semaforo arriva chiunque. Come se nulla fosse. Con tutte le sue cose da dire.
Nel quartiere delle Vallette, attaccato al carcere con un campo incolto ed un filo di rete ben teso a separare gli uni dagli altri, gli abitanti ed i carcerati dormono ogni notte, in una città che potrebbe essere qualunque altra.
Un camioncino fabbrica panini per i passanti, ogni automobilista controlla quell’altro automobilista che arriva.
“Siamo controllori gli uni degli altri, buona parte del nostro tempo la passiamo a verificare il comportamento dei vicini, giusto o sbagliato? Fischiamo per sanzionare.”
In questo modo le carceri trasferiscono una parte della loro repressione alla città intera, diventando più ospitali loro, e restringendo tutti i quartieri in gabbiette per arbitri di gioco.
Mentre circola in tutte le forme la vicenda di Cucchi, partono prontuari sull’uso della forza ad uso delle forze dell’Ordine. Nelle carceri intanto proseguono i lavori per il reinserimento utile dei detenuti attraverso LAVORO, SPORT ed ANIMALI.
Ratti tra le gabbie, malattie e minacce a Monza.
SABATO 8 NOVEMBRE: lotte a Roma e Torino. Vienna 3 giorni contro le carceri 7-8-9 NOVEMBRE
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La gente ha bisogno d'un impiego, sia per i soldi che per la garanzia che [...]
del 31-10-2014
